UN’AGENDA PER LE PARTI SOCIALI SU CONTRATTAZIONE E RAPPRESENTANZA. Benedetto Di Iacovo, Segretario generale Confial

Maurizio Landini segretario della Cgil e Maurizio Marchesini, nuovo vicepresidente di Confindustria con la delega al lavoro, si sono incontrati la settimana scorsa a Bologna al dibattito di “Repubblica delle idee”.

Le cronache del confronto hanno riportato un’ipotesi di convergenza su di una proposta condivisa di legge sulla rappresentanza. Ipotesi positiva, se non si tratta di una trasposizione legislativa del cosiddetto “Testo Unico sulla rappresentanza”, sottoscritto nel gennaio 2014 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, il cui recepimento in legge sarebbe in aperta violazione dei principi di libertà e pluralismo sindacali, sanciti dall’art. 39, comma 1, della nostra Costituzione, che deve continuare ad essere ritenuta “la più bella del mondo” in tutti i suoi articoli e non solo per quelli di utilità per alcune forze sindacali.

Non sono proponibili per via legislativa le non più attuali regole in materia di rappresentanza e rappresentatività, che affondano le loro radici negli anni Settanta del secolo ‘900 e nel modello di ordinamento intersindacale costruito al tempo e superato dall’elevato pluralismo dell’attuale associazionismo sindacale e datoriale. E’ necessario affrontare il tema della efficacia dei contratti collettivi e garantire i principi di libertà e pluralismo sindacali, con  una “legge sindacale” fondata sull’equilibrio tra previsione costituzionale, autonomia collettiva e diritto vivente, per governare l’emergenza e il cambiamento, per dare una prospettiva di speranza al mondo del lavoro e alla società italiana, a partire dal dramma delle morti e degli infortuni sul lavoro spesso irregolare, del salario povero, di un welfare promozionale e inclusivo anche delle nuove figure lavorative non rientranti nella tradizionale nozione di subordinazione, affrontando le sfide della digitalizzazione e della transizione ecologica. Ecco un’agenda per le parti sociali, che non può non comprendere alcuni correttivi legislativi per arrivare alla piena e rispettosa regolamentazione dell’art. 39 della nostra Carta Costituzionale.

Peraltro, la Cassazione e il Giudici del Lavoro da tempo hanno sancito la non applicabilità di un unico Ccnl per settore e, quindi, l’esclusività della contrattazione collettiva attribuita ad alcuni sindacati, in contrasto proprio con le previsioni costituzionali in materia di libertà e pluralismo sindacali: si sgretola il “muro” della esclusività dei Ccnl di Cgil, Cisl e Uil.

In ogni caso, è necessaria la sostituzione delle R.S.A, organismi di nomina previsti dall’art. 18 della legge n. 300/1970 con le R.S.U, istituti ed eletti con suffragio universale, attribuendo così a quest’ultimi il sostegno della legge in termini promozionali; si creerebbe così, una verifica effettiva nelle aziende della rappresentatività dei sindacati dei lavoratori attraverso il voto, attribuendo i diritti del Titolo III dello Statuto dei Lavoratori ai rappresentanti sindacali eletti su liste presentate da tutte le OO.SS. presenti in azienda o nell’Ente pubblico, prescindendo dalla limitazione solo a chi sottoscrive i Ccnl applicato in quell’unità produttiva e, archiviando, l’ormai anti-storico e obsoleto criterio del sindacato comparativamente più rappresentativo.

A questo proposito necessiterebbe una norma stralcio di modifica dell’attuale art. 19 della legge 300/1970, conosciuto come Statuto dei Lavoratori, una norma ancora parzialmente efficacia ma avendo 54 anni di vita è di fatto superata dai poderosi processi tecnologici che avanzano nel sistema produttivo italiano, europeo e mondiale.

 

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