Retribuzioni e scuola: la realtà dei fatti

L’immagine che i canali di informazione danno della “nuova” scuola è quella di un’istituzione ricca e pronta ad inserire nel suo organico 100 mila precari grazie alla somma di 1 miliardo di euro stanziati con la Legge di Stabilità. La realtà è ben diversa, poiché a differenza delle “buone novità” previste dalla riforma, i reali e pesanti tagli agli stipendi, fermi ormai da anni, vengono strategicamente sottaciuti.

Difatti, le restrizioni dettate dalla crisi ha causato nella scuola il blocco dei rinnovi contrattuali, nonché la cancellazione dell’utilità di tre anni di lavoro ai fini della progressione retributiva di anzianità. Difatti, da principio, gli anni dovevano essere 4 (2010, 2011, 2012 e 2013), ma il 2010 è stato restituito in extremis dal governo Berlusconi, mentre, per il 2011 e 2012 esecutivo e sindacati si sono accordati per andare a coprire il gap attraverso l’utilizzo dei fondi da destinare allo straordinario. Infine, il 2013 è ad oggi totalmente irrilevante ai fini della progressione di carriera.

Inoltre, con la nuova riforma gli scatti di carriera non saranno più legati soltanto all’anzianità, ma anche ai crediti formativi e didattici che ogni singolo insegnate otterrà nel tempo. Ogni tre anni il dirigente scolastico, e qui l’assurdità, distribuirà premi ai docenti più meritevoli e, nello specifico, il merito varrà per il 70%, mentre l’anzianità per il 30% della valutazione finale. Alla luce dei fatti viene da pensare che forse, più che di retribuzioni ferme, nella scuola sia il caso di parlare di retribuzioni decurtate.

Per capirci, il contratto scolastico non prevede il medesimo importo retributivo dall’inizio alla fine della carriera, ma suddivide gli importi in base ad una scala crescente che parte da un minimo (classe 0) fino ad un massimo (classe 35) per i lavoratori con maggiore anzianità di servizio. Il differimento di un anno del termine di maturazione dei gradoni si traduce in una decurtazione della retribuzione nell’ordine di 1.000 euro l’anno.

Se a questo si somma il mancato rinnovo del contratto, scaduto ormai da ben 57 mesi, il quadro reale e per niente roseo dell’universo scuola è presto completato.

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.