Perché non sia la società dei quattro quinti

È quanto affermano il Coordinatore della Segreteria Nazionale Benedetto Di Iacovo e il Responsabile Nazionale del Istituto Studi sul Lavoro Prof. Maurizio Ballistreri, confermando quanto asserito dal Presidente della Afl-Cio nella pubblicazione che trovate in allegato alla presente riflessione.

Difatti, la situazione geopolitica globale, rischia, in assenza di giusti correttivi politici adeguati, concordati fra i più importanti Stati, di ridurre i quattro quinti della popolazione globale, in semplici servi dell’economia globale, costringendo la stessa a lavori servili, cosiddetti freelancers,  a beneficio della così detta “élite”, ovvero il restante 20% della popolazione, che già oggi gode delle fortune crescenti dell’economia immateriale e della finanza che ha avuto agio sulla produzione.

Situazione esemplificativa, di quanto suddetto, è quella americana, tanto che il più alto esponente della Afl-Cio, la più grande Organizzazione sindacale che riunisce sindacati nazionali e internazionali contando ben 12,5 milioni di membri, ha espresso questa sua preoccupazione affermando che le politiche presidenziali attuali, e di conseguenza globali, rischiano di automatizzare il mercato del lavoro il che costituirebbe una seria minaccia per l’economia americana e per gli stessi lavoratori.

Questa situazione, è ancor più sentita nel Nostro Paese – prosegue il Coordinatore Nazionale Benedetto Di Iacovo – essendo per lo più caratterizzato da un’economia meno flessibile e differenziata di quella americana, basata principalmente sulle piccole e medie imprese industriali, manifatturiere e di servizi, poiché lo “Tsunami” tecnologico della globalizzazione ha pesantemente colpito le piccole e medie economie di quei Paesi “artigianali” come l’Italia, nonché tutti quei posti di lavoro che si basavano sulla operatività e manualità del lavoro, che a causa della robotizzazione e automazione del medesimo, ha visto ridurre sensibilmente l’occupazione nazionale e mondiale.

Questa realtà, surreale, ma già reale, rischia perciò di acuire quella disuguaglianza economica e sociale ben conosciuta nella realtà americana, ma che è già presente anche nel Nostro territorio nazionale, lasciando possibilità di salvezza solo a quelle professioni basate sull’intelletto e sulla creatività umana, ancora lontana dall’essere raggiunta dai sistemi informatici, per le quali risultano ancora non attrezzate nel il sistema Universitario, ne quello formativo.

Difatti – conclude il Coordinatore Benedetto Di Iacovo – viviamo in una società reticolare a maglie strette che tende ad alimentare meccanismi di esclusione piuttosto che di inclusione sociale, rendendo così concreta la minaccia di vedere trasformati i quattro quinti della popolazione mondiale, quali semplici e umili servitori dell’economia globale, capitanata da una ristretta élite rappresentata dal restante 20% della popolazione globale.

 

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