Il Forum Ambrosetti di Cernobbio, annuale incontro tra esponenti del mondo politico, industriale e finanziario, probabilmente, più di ogni analisi politologica, ha dato il senso della inanità in cui è sprofondata la classe politica del nostro Paese, i cui leader sono sembrati come “le galline che si azzuffano per nulla” cantante da Franco Battiato, le cui proposte rappresentano ormai, nulla di più che la cifra della loro autoreferenzialità.
Si può ben dire che si è consumata, ormai, una scissione tra potere e politica, quest’ultima ridotta a “spazio mediatico”, con il riecheggiare degli illuminanti studi a tal proposito di Manuel Castells, mentre la premiership di Mario Draghi ne costituisce indubbiamente il paradigma.
Infatti, il presidente del Consiglio, quasi un moderno demiurgo, decide e governa con la maggioranza più ampia della storia repubblicana, eterogenea oltre la stessa solidarietà nazionale che nei trascorsi anni ’80, nel disegno di Moro e Berlinguer, avrebbe dovuto realizzare il compromesso storico catto-comunista e, con esso, la “finlandizzazione” al tempo, dell’Italia. Ma l’ex presidente della Banca Centrale Europea e Governatore di Bankitalia, rispetto al primato delle segreterie dei partiti di quella maggioranza e, quindi, della politica, decide a prescindere dalle posizioni sovente inconciliabili delle forze politiche che sostengono il suo esecutivo, a testimonianza dell’ininfluenza di quest’ultime rispetto al governo reale del Paese.
D’altronde, la cosiddetta “Seconda Repubblica” ha affidato, nei momenti di maggiore difficoltà, la gestione delle istituzioni di governo alle élites tecnocratiche con il sostegno del mondo finanziario e della tradizionale carta stampata, con la subalternità nei loro confronti delle forze politiche, considerate come un’oligarchia separata dal popolo: gli esecutivi presieduti da Amato, Ciampi, Dini, Monti e, oggi, da Draghi ne costituiscono il portato.
Si tratta di una cessione del potere da parte della politica, a seguito della crisi generale del principio di rappresentanza democratica e di legittimità delle istituzioni, conseguenza anche del superamento della vecchia divisione destra-sinistra e, quindi, oltre le tradizionali ideologie invero sempre più sfumate tra loro, che era una divisione “orizzontale”, proponendo invece una divisione “verticale”: quelli che stanno sotto, contro quelli che stanno giù, nell’inferno sociale provocato dal capitalismo globale, che ha creato nuove secessioni sociali e nuove povertà, che riguardano, ormai, anche ampie fasce del ceto medio, con la rinuncia della sinistra italica, nella triste versione democrat, a promuovere la redistribuzione del potere e l’emancipazione sociale, obiettivi finalistici delle socialdemocrazie in Europa, invero anch’esse da tempo sbiadite.
E la globalizzazione ha costituito una grande frattura sociale tra ristrette élites, una politica debole e privatizzata e un esercito crescente di esclusi, che richiama alla mente le descrizioni dei romanzi sociali, come “I miserabili” di Victor Hugo, “Germinal” di Émile Zola o “Tempi difficili” di Charles Dickens”, con i tentativi di omologazione culturale e l’imposizione del meticciato derivante dalle ondate migratorie, nonché con processi di deterritorializzazione, per arrivare ad una società globale transnazionale, non fondata su principi di libertà ed uguaglianza delle grandi utopie del pensiero umano, ma di gerarchizzazione sociale, in cui una sorta di nuovo Leviatano, secondo la descrizione di Hobbes, è al servizio del mercato e della finanza.
Il tema strategico quindi, appare la riappropriazione da parte della politica del potere, non certamente in funzione degli interessi dei propri ceti dirigenti, ma messa al servizio, attraverso il filtro di valori e programmi, degli interessi collettivi, dei cittadini, delle comunità.
Prof. Maurizio Ballistreri
Responsabile Nazionale I.S.L. – Istituto Studi sul Lavoro della Confial Docente Diritto del lavoro Università di Messina
1 Commento
“… società globale transnazionale, non fondata su principi di libertà ed uguaglianza delle grandi utopie del pensiero umano, ma di gerarchizzazione sociale, al servizio del mercato e della finanza.”
Nel testo citato dall’articolo si sintetizza la grande Crisi sottostante i mille falsi problemi dell’attuale politica, che fanno da schermo, forse in taluni involontario, all’obiettivo di concreta e diffusa schiavizzazione finale.