IL 2 GIUGNO UNA FESTA PER LA DEMOCRAZIA Benedetto Di Iacovo, Segretario generale della Confial

Come è noto la Festa della Repubblica si celebra il 2 giugno perché, proprio tra il 2 e il 3 giugno 1946, si tenne il referendum con cui gli italiani, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia (di cui 20 di dittatura fascista), scelsero di far diventare l’Italia una Repubblica costituzionale, abolendo la monarchia.
Nacque così, la Repubblica, che con la Costituente assunse attraverso l’approvazione avvenuta il 1 gennaio 1948 della Carta costituzionale, la forma parlamentare. La Festa della Repubblica dovrebbe essere, quindi ogni anno, l’occasione per riflettere sui temi della democrazia, in primo luogo sulla funzione della politica nell’attuale Costituzione, nella quale il Parlamento è l’organo attraverso il quale si dovrebbe esprimere direttamente la sovranità popolare, per rappresentare l’intera comunità nazionale.
E, molto opportunamente, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, proprio per il 2 giugno, con un messaggio indirizzato ai prefetti, ha ricordato che “ricorrono anche 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, riferimento sicuro, Carta fondamentale che garantisce la libertà e definisce diritti e doveri nella nostra comunità”.
Uno dei principi fondamentali dello Stato moderno, infatti, è quello della sovranità, inteso come il potere conferito ad istituzioni pubbliche di regolare i rapporti tra i membri della nazione su di un territorio attraverso la definizione di regole, allo scopo di evitare quel pericolo individuato da pensatori come Hobbes, Locke e Rosseau (sia pure con approcci filosofici profondamente differenti) della guerra civile ciclica medievale.
Ma la sovranità degli Stati-nazione, espressiva della volontà popolare, -evidenzia Di Iacovo- è entrata in crisi, a causa degli effetti della globalizzazione economica, oggi parzialmente in declino quale conseguenza del conflitto russo-ucraino, subendo dal 1989 un sistematico vulnus e una sistematica subalternità alle decisioni di organismi tecnocratici che non hanno nessuna legittimazione democratica: è il caso del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, con il passaggio alla fase della post-democrazia, secondo la felice analisi di Colin Crouch.
La conseguenza è stata la crisi della democrazia e del modello sociale ad essa sotteso nella nostra Costituzione, con una drammatica compressione dei diritti sociali e del lavoro e la crescita esponenziale delle povertà, e la svalorizzazione del ruolo della “società di mezzo” a causa della “disintermediazione” degli interessi, anche se, gli effetti della pandemia hanno imposto una riscoperta della funzione fondamentale delle scelte politiche nei sistemi democratici e del dialogo sociale, che la Confial interpreta con il modello comunitario.
Ecco perché, -conclude Di Iacovo- questo 2 giugno rappresenta un’occasione per parlare delle prospettive del rilancio della democrazia, per vivificare la scelta che 77 anni or sono venne compiuta dalle cittadine e dai cittadini italiani per la Repubblica e che animò padri della patria come Mazzini e Garibaldi e i leaders della ricostruzione democratica quali De Gasperi, Saragat, Nenni, Parri, Einaudi, La Malfa e Di Vittorio.

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