Ci avviamo verso un autunno che si annuncia denso di insidie e preoccupazioni, sia sul versante dell’economia che su quello dell’occupazione, della sicurezza e della tenuta del potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni, con una campagna elettorale che avviene in uno scenario globale in cui l’invasione russa in Ucraina, con i gravissimi problemi energetici conseguenti e il perdurare della pandemia, evocano drammatiche prospettive di inflazione, recessione e ulteriore disoccupazione.
Un confronto confuso e senza programmi credibili, vissuto con polemiche da bar dello sport, nel mentre si sono consumati passaggi disinvolti, avvenuti non solo tra gli ectoplasmi delle forze politiche all’interno dei diversi schieramenti, divenuti “partiti-taxi”, ma anche tra i diversi poli, a testimonianza di una degenerazione opportunistica del costume politico, grazie anche all’attribuzione ai leader nazionali delle scelte dei candidati per effetto di una legge elettorale di tipo oligarchico che mortifica la partecipazione democratica, con l’indecente fenomeno dei “paracadutati”.
Se grazie ad una macchina del tempo, oppure con una delle dimensioni del metaverso, si potesse chiedere un giudizio ai Padri della Repubblica, come De Gasperi, Nenni, Saragat, Parri, Einaudi, Pacciardi, Terracini e Di Vittorio sulle prossime elezioni per il parlamento nazionale, sicuramente, nonostante le diverse ideologie e culture politiche, all’unisono parlerebbero di politica da circo.
E sul piano politico e programmatico anche questa elezione ripropone in larga parte l’assenza delle tematiche dei diritti sociali e del Mezzogiorno: nessun riferimento a politiche espansive, politiche attive del lavoro in particolare (quelle vere!), caratterizzate da welfare universalistico, piena occupazione, diritti del lavoro, redistribuzione della ricchezza verso il basso attraverso la leva fiscale progressiva, partecipazione dei lavoratori alle scelte pubbliche e d’azienda, investimenti pubblici in infrastrutture per sostenere la domanda e il mercato.
Uno scenario elettorale egemonizzato dal politicismo purtroppo, per occupare seggi e ottenere prebende o, peggio, mescolare istituzioni e interessi economici, senza capacità culturale programmatica per definire con chiarezza una linea di alternativa tra schieramenti politici e blocchi sociali.
Ecco perché la Confial, in questa vicenda elettorale più che mai rivendica con fierezza la propria vocazione di sindacato libero e indipendente dagli schieramenti e dalle singole forze politiche, ma non agnostico, indicando, nel rispetto dell’autonomia di giudizio di tutte le donne e di tutti gli uomini dell’Organizzazione, la scelta di quei candidati impegnati sui temi del lavoro, della solidarietà sociale, dell’interesse nazionale, della diminuzione del cuneo fiscale, per azioni concrete contro il caro bollette, ma anche di una seria riforma delle relazioni sindacali nel nostro Paese che valorizzi le nuove forme di rappresentanza collettiva nelle istituzioni pubbliche e nel sistema di contrattazione, perché vengano assunti dopo il 25 settembre come elemento costitutivo per buone pratiche di governo nell’interesse del mondo del lavoro, dei giovani e dei pensionati.