Di Iacovo, Segretario Generale Confial, sulle conseguenze dell’aggressione Russa all’ Ucraina

Non si può non condividere l’unanime sdegno per l’aggressione della Russia all’Ucraina, vero e proprio crimine contro l’umanità, che rischia di riportare indietro le lancette della Storia al ‘900, ad un mondo diviso in blocchi, sempre in bilico sul precipizio di un tragico e distruttivo conflitto nucleare, con lo spettro di un dottor Stranamore sempre incombente. Ma un sindacato che è impegnato a tutelare gli interessi concreti del mondo del lavoro e dei pensionati, deve necessariamente interrogarsi sulle conseguenze economiche e sociali, che già adesso vi saranno per l’Italia, in conseguenza dell’adesione al programma di sanzioni decise dall’Unione europea. Il fabbisogno energetico dell’Italia dipende in larga parte, quasi il 45%, dalle importazioni di gas dalla Russia. Con il crollo delle borse e l’aumento del prezzo della materia prima, è ipotizzabile un ulteriore rincaro sulle bollette. L’Italia inoltre, ha un’economia che per quanto riguarda il settore manifatturiero esporta beni strumentali in Russia. Il blocco del commercio rischia di mettere in difficoltà il nostro Paese, avendo ripercussioni sul prodotto interno lordo e sulle industrie. La Russia infatti, è il 14esimo mercato di destinazione per il Made in Italy, a cui vendiamo macchinari e prodotti chimico-farmaceutici, ma anche apparecchiature elettroniche, high-tech e abbigliamento e potrebbe, di contro, rivolgersi facilmente alla Cina per importare gli stessi prodotti. Nel 2014, dopo la crisi della Crimea, l’export italiano ha perso in due anni ben 3,5 miliardi di euro a causa delle sanzioni dell’Europa contro la Russia e delle contro sanzioni decise dal Cremlino. Il successivo periodo di tregua tra Russia e l’Ucraina ha fatto tornare i volumi di export ai livelli precedenti, ma l’Italia, nel frattempo, non è riuscita a rendersi indipendente dal mercato energetico di Mosca. Adesso, con la tragica invasione decisa da Putin, nuove perdite per l’economia e le imprese italiane si verificheranno, incidendo in modo pesante sull’economia italiana. Quali saranno i risvolti per il mondo del lavoro? Con la diminuzione delle esportazioni di beni verso la Russia, ci sarà un calo della produzione già colpita dal blocco delle attività a causa delle restrizioni contro la pandemia, aggravato dall’incremento esponenziale dei costi energetici, a cui aggiungere il blocco dei flussi turistici verso l’Italia, con serie conseguenze occupazionali. Inoltre, la crescita dei prezzi del petrolio e del gas, provocherà un incremento dell’inflazione che colpirà le buste-paga dei lavoratori, che saranno falcidiate anche dall’aumento delle bollette per l’energia. Insomma, alla fine la guerra, come sempre, colpirà i redditi dei lavoratori e dei pensionati, a loro volta sottoposti ad una notevole perdita del potere d’acquisto dal 1992 ad oggi, secondo i dati Istat. C’è bisogno di uno strumento di tutela delle retribuzioni, quale il salario minino legale previsto da quasi tutti i Paesi europei, base per la contrattazione collettiva, mentre a livello macroeconomico serve un Fondo europeo, come il Recovery Fund utilizzato contro la crisi economica prodotta dalla pandemia del Covid-19, per sostenere le economie degli Stati dell’Ue in funzione anti-ciclica, a sostegno della produzione e, quindi, dell’occupazione.  La Confial, auspica possano sventolare presto le bandiere della pace e ove lo scontro non arriverà a toccare il limite di una guerra su scala mondiale, o addirittura nucleare tra le diverse potenze, si farà promotrice di iniziative su questo delicato tema, che riguarda la vita dei lavoratori italiani e delle loro famiglie.

 

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