CONFIAL. Di Iacovo e Ospite: La Riforma Madia per il pubblico impiego è in assoluta continuità con la riforma Brunetta.

La riforma del Pubblico che porta il nome della Ministra Madia, è in assoluta continuità con la riforma Brunetta. Così com’è la riforma non ci piace e non potrà mai piacerci!

Non ci piace, primo, perché ha perso una grande occasione per offrire una riforma strutturale ed equilibrata ai lavoratori ed alle lavoratrici del Pubblico Impiego, risolvendo, altresì, l’annoso e atavico problema del precariato storicizzato, a partire dai circa 18.000 ex LSU/LPU presenti nelle regioni Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Non ci piace, inoltre,  lo spirito che l’ha animata, uno spirito che traspare, in tutta la sua crudezza, dall’analisi dei “punti salienti” della riforma stessa, debitamente “pubblicizzati e sottolineati” dagli organi di stampa.

DI IACOVO+OSPITE rossano 15-5-2017Molti Quotidiani e commendatori televisivi non hanno mancato, infatti, di sottolineare i principali punti della riforma, apparentemente, in grado di rifunzionalizzare la pubblica amministrazione. Si è partiti dal segnalare il nuovo codice disciplinare per gli statali, con le dieci ipotesi di licenziamento “immediato”, licenziamento per il dirigente che, con dolo o colpa grave, omette di attivare o portare a termine i provvedimenti disciplinari; quindi, il licenziamento per i dipendenti che per tre anni consecutivi vengono valutati “negativamente” per scarso rendimento. E, ancora, le sanzioni per gli assenteisti del week end; il Polo unico delle visite fiscali presso l’Inps; il reclutamento del personale in base al fabbisogno; l’obbligo di conoscenza della lingua inglese per la partecipazione ai pubblici concorsi; il tetto pari al 20% (riserva) dei posti messi a bando per gli idonei. Infine, la perla delle bugie e della propaganda, quasi di “regime” la stabilizzazione dei precari storici, a condizione che abbiano preso parte ad un concorso e che abbiano lavorato almeno tre anni negli ultimi otto, anche in diverse amministrazioni pubbliche, purché in possesso dei suddetti requisiti alla data del 31 dicembre, dimenticando così, quei 18.000 lavoratori invisibili delle regioni richiamate che sono sfruttati da oltre 20 anni dagli Enti locali ed altre pubbliche amministrazioni e, comunque, inseriti nel “gangli vitali” delle stesse e, senza i quali i Comuni non potrebbero offrire servizi ai cittadini e consegnare le chiavi dei Municipi alle Prefetture di riferimento.

Si comprende perfettamente, quindi, come la riforma abbia voluto ancora una volta, solo, demonizzare i pubblici dipendenti, provvedendo in via pressoché esclusiva, ad inasprire i profili sanzionatori ad essi applicabili e sbandierare un intervento a favore della stabilizzazione dei precari che, invece, risulta essere solo, come era anche giusto, la riduzione dell’uso dei contratti a termine nella pubblica amministrazione.

Umberto Ospite- Seg. naz. Confial FP (1)

Questa riforma, di fatto, certifica “nero su bianco” che il pubblico dipendente è considerato dal proprio datore di lavoro un nullafacente, un furbetto, un soggetto improduttivo ed inaffidabile. Siamo, quindi, in presenza di un vero e proprio “attacco” sferrato nei confronti dei lavoratori pubblici, di quegli stessi lavoratori che da otto anni attendono invano il rinnovo contrattuale. Questo insulto alla professionalità dei dipendenti pubblici si è realizzato con il supino assenso, anche, dei sindacati cosiddetti rappresentativi che, per l’ennesima volta, hanno dimostrato di non essere più in grado di rispondere alle aspettative di quanti li hanno sostenuti in questi anni. Vengono i brividi ad ascoltare le valutazioni, più che positive, attribuite alla riforma Madia da esponenti politici ed anche da alcuni sindacalisti!

Si fa, infatti, riferimento ad un costruttivo confronto teso a mantenere fermi i punti dell’intesa del 30 novembre. Si sbandiera, impropriamente, il raggiungimento di obiettivi “epocali”, quali il maggiore spazio alla contrattazione, il superamento del precariato, la piena tutela e qualificazione del lavoro pubblico.

Si plaude all’inasprimento delle ipotesi di licenziamento, perché in esso i confederali intravedono un rafforzamento del ruolo della contrattazione, quindi di quel “club” esclusivo che da decenni cercano di costruire, a danno del principio di libertà sindacali, sancito dalla Costituzione, al quale il legislatore, da decenni non intende dare attuazione, attraverso una legge sulla rappresentatività e sulla rappresentanza effettiva. Per tutte queste ragioni, c’è bisogno di aria nuova, non è possibile lasciare un settore vitale per il Paese nelle mani di un veterosindacalismo propagandista, politicizzato ed inconcludente.

C’è bisogno di serrare le fila tra tutti coloro che “con mani libere ed immacolate” hanno dato vita ad un sindacalismo nuovo, libero, indipendente, autonomo e realmente capace di cogliere “il sentire comune”, il malcontento, il “senso di precarietà e di abbandono” che attanaglia i lavoratori pubblici.

di iacovo_podio-rossano - maggio 2017E’ arrivato il momento di aprire una stagione nuova che possa restituire alle lavoratrici ed ai lavoratori di questo vitale settore pubblico le dignità che gli sono state, per decenni, scippate.

Con volontà e con coraggio, è giunta l’ora di “riprenderci il futuro”.

Noi di Confial siamo qui per questo!

di iacovo_podio e Platea 0-rossano 15-5-2017       

Benedetto Di Iacovo      (Coordinatore Nazionale CONF.I.A.L.)               

Umberto Ospite    (Coordinatore Nazionale Funzione Pubblica)            

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