CONF.I.A.L. FIRMA TRE NUOVI CCNL

Sono stati sottoscritti da Confial, Unsic e Confsal tre nuovi contratti nazionali. Si tratta di contratti per il settore cooperativo, il settore della distribuzione di carburanti e combustibili, le attività ausiliarie trasversali a tutti i diversi settori. I tre contratti, sottoscritti tra Unsic (con Unsicoop per il mondo cooperativo) e le sigle sindacali Confial,  Fna-Confsal  e Snalv-Confsal si impegnano, ancora una volta, a dare grande spazio alla contrattazione di secondo livello, ruolo centrale degli enti bilaterali, priorità alla collaborazione e alla concertazione tra lavoro e impresa; proporre, assieme alla difesa dei diritti e alla tutela degli interessi delle controparti, i servizi che possano venire incontro ai nuovi bisogni della comunità aziendale. La prospettiva è quella di offrire ad aziende e lavoratori contratti nazionali utili a far fronte alla pluralità di realtà e situazioni della piccola e media impresa, riflettendone la complessità. “Anche con la firma di questi nuovi contratti nazionali, UNSIC –ha dichiarato il presidente Domenico Mamone- fornisce alle imprese uno strumento dinamico, in un’ottica tesa alla tutela della figura imprenditoriale senza pregiudicare in alcun modo i diritti e le peculiarità delle maestranze occupate. Infatti, anche attraverso una innata tendenza alla contrattazione aziendale, si ottengono preziosi risultati finalizzati all’ottimale fruibilità del testo che risulta pertanto altamente competitivo e funzionale alla soddisfazione degli interessi coinvolti”. Il Coordinatore Confial Benedetto Di Iacovo, dal canto suo si è così espresso: “E’ aperto, ormai da tempo, nel sindacato il dibattito sul nuovo modello contrattuale. Con la sottoscrizione di questi tre contratti, unitamente a quelli sottoscritti precedentemente, abbiamo messo in atto un nuovo modello contrattuale e migliorato molti istituti a favore dei lavoratori. Vogliamo, anche così, evidenziare che le regole sulla contrattazione, definite con l’accordo quadro del 2009, sono largamente superate e devono essere ridefinite. Noi pensiamo che la stessa debba essere basata su tre pilastri: contrattazione, partecipazione e rappresentanza sindacale effettiva nei luoghi di lavoro, rompendo ogni posizione di rendita. E’ proprio la contrattazione aziendale, a mio parere, -ha proseguito Di Iacovo- la sede nella quale verificare una effettiva rappresentanza, senza rendite di posizioni “storiche”, rivenienti da logiche dello “scambio politico”, ormai del tutto improponibili. Per questo i nostri contratti –conclude il Coordinatore nazionale della CONF.I.A.L.- affidano alla contrattazione a livello aziendale il ruolo adeguato. Luogo che, per come definito nelle nostre tesi congressuali che ci apprestiamo a deliberare per la celebrazione del nostro I° Congresso nazionale, mettono in evidenza nuove possibilità, anche, per quanto riguarda la definizione di alcune forme di risarcimento, previste dal Jobs-act, in caso di licenziamento. Purtroppo non applicandosi più l’art. 18 e non rendendo possibile la reintegra del lavoratore nel luogo di lavoro, quest’ultimo, ha pre-determinato la quantità di mensilità da risarcire. Una buona contrattazione nazionale ed aziendale, potrebbe porre rimedio a ciò, stabilendo griglie e parametri certi e più adeguati in ragione dei fatti  che stanno alla base di un eventuale licenziamento illegittimo. In questo modo, anziché produrre solo contenziosi giudiziari, attraverso il sistema della sussidiarietà della contrattazione, anche aziendale, ai soggetti più vicini al lavoro (Sindacati ed Imprese) si assegnerebbe il compito di intervenire sulle materie previste. Più precisamente, la contrattazione collettiva nazionale può fungere da base dei trattamenti (in questo senso avendo una funzione benefica anche in termini di riduzione dei costi di transazione), ma previo confronto tra imprese e sindacati e le rappresentanze interne dei lavoratori, di derogarla per adattarne la disciplina alle specifiche situazioni e per impostare programmi non soltanto di gestione di crisi e di salvaguardia dell’occupazione esistente, ma anche di promozione di nuovi posti di lavoro e di riorganizzazione e rilancio produttivo dell’impresa.”

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